A 20 anni dalla scomparsa di Fabrizio Meoni, un motoraduno e un docufilm
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“Era più bello quando tornava a casa, da vincitore poi ancora di più.” Non è un bel giorno da rivivere l'11 gennaio per Gioele Meoni, figlio del campione di moto Fabrizio Meoni morto in Mauritania, in un incidente durante la Parigi Dakar esattamente 20 anni fa. Meoni aveva 47 anni. Pilota di grandissimo talento, nel suo palmarès: 4 rally dei Faraoni, 4 rally di Tunisia e soprattutto 2 Dakar.
Gioele non nasconde le lacrime e la tanta emozione in occasione del motoraduno organizzato presso il monumento dedicato a Meoni lungo la Sr71. La carovana di moto ha poi raggiunto il Cippo che si trova tra Poggio Cerota e Poggio Fonte Partini, vicino al passo della Foce, tra Castiglion Fiorentino e Palazzo del Pero. Il figlio Gioele è arrivato all'appuntamento in sella alla moto di babbo Fabrizio.
“Il momento che mi piace più ricordare – racconta Gioele – è il giorno del suo compleanno. Purtroppo non lo vivevo quasi mai assieme a lui, perché era già partito per la Parigi Dakar. Verso il 25 gennaio, lui tornava. Se tornava da sconfitto, per qualche giorno era intrattabile, ma quando tornava da vincitore erano quelli giorni più belli perché si festeggiava tutti insieme”.
La voce si rompe e le lacrime fanno uscire tutta l'emozione di Gioele in questo giorno per lui molto particolare che lascia spazio però anche alla consapevolezza di aver avuto “un grande babbo”, non solo come sportivo, ma anche come uomo.
“Grazie anche a quello che ha fatto lui tante persone sono più consapevoli del fatto che uno sport come questo non sia solamente chiasso, rumore, sabbia e polvere – aggiunge Gioele – ma anche portare a delle belle cose come è successo con lui. Ha scoperto l’Africa e le popolazioni africane grazie alla Dakar ed è riuscito a contribuire a fare qualcosa per queste popolazioni. Quindi sì, un grande sportivo e un grande uomo”.
Quell'Africa di cui Meoni si era innamorato, oggi è destinataria di tanti progetti umanitari con la Fondazione Fabrizio Meoni Onlus, a cui è andato l'intero incasso della manifestazione che ha visto come promotori anche la Pro Loco di Castiglion Fiorentino, il Moto Club Fabrizio Meoni e dal Comune di Castiglion Fiorentino. Il sindaco Mario Agnelli ha ricordato il campione e la figlia scomparsa a soli 18 anni per una malattia incurabile, portando al monumento una rosa blu e una rosa. “In ogni cosa che lo ha riguardato – afferma Agnelli – si è scatenato un affetto smisurato di sportivi e non solo. Questa statua è un esempio. In pochissimo tempo arrivarono talmente tante offerte, che la statua sembrò un progetto semplicissimo da realizzare. Ecco questa è l’essenza di Fabrizio Meoni rendere le cose difficili, semplici. Lo faceva da sportivo e da uomo, con la sua grande umanità e con il suo impegno nella solidarietà”.