Liberazione: le voci dei sopravvissuti alle stragi nazi fasciste nell'Aretino
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E' stato un 25 aprile speciale per la provincia di Arezzo. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto festeggiare nel territorio aretino, il giorno della Liberazione per commemorare ad 80 anni dalle stragi nazi fasciste, le vittime di una delle pagine più nere della storia d'Italia.
La strage di Civitella, Cornia e San Pancrazio, nei comuni di Civitella in Val di Chiana e Bucine.
Gli 80 anni dalle stragi nazi fasciste in Italia, coincidono anche con i 40 anni dal conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Provincia di Arezzo.
Era il 13 marzo 1984 quando il presidente Sandro Pertini conferì la più alta onorificenza per gli atti di eroismo e di sacrificio al servizio della Patria ad un territorio, quello aretino, che nella Guerra di Liberazione tra il settembre del 1943 e l’ottobre del 1944, ha combattuto il nazifascismo con tenacia, sacrificio e eroismo per affermare libertà e democrazia.
Tremila tra uomini, donne e bambini pagarono il prezzo più alto, la vita, per la liberazione.
Otto le decorazioni concesse ad altrettanti comuni: il Valor Militare a Sansepolcro, Cavriglia e Pieve Santo Stefano, il Valor Civile a Bucine, Civitella in Val di Chiana e Pratovecchio Stia, e il Merito Civile ad Arezzo e Castiglion Fiorentino.
Due le stragi nell'Aretino che entrano nella storia come le più numerose, in fatto di vittime, in Italia.
Civitella in Val di Chiana e Cavriglia.
Le ripercorriamo attraverso le testimonianze di due superstiti.
Emilio aveva solo 11 anni il 4 luglio del 1944, quando gli ufficiali della Divisione Hermann Göring uccisero sui padre insieme ad altri 191 civili. Una delle stragi nazi fasciste più efferate della storia italiana. Le vittime, tra i quattordici e gli ottantacinque anni vennero rastrellate, uccise a colpi di mitragliatrice e bruciate nei paesi di Meleto, Castelnuovo, Massa Sabbioni, San Martino e Le Matole. Fu proprio la nonna a portare Emilio sul luogo della strage. Un'immagine rimasta impressa nella sua mente ancora oggi nitida. Ancora oggi testimone di una memoria che non si spegne.
E la storia, purtroppo, continua a ripetersi.
Una strage, a quel momento, poteva immaginare. Del resto i fasti del fascismo erano un ricordo ancora nitido. Cavriglia succede ad un'altra efferata strage nell'Aretino. Il 29 giugno, appena 5 giorni prima, gli stessi soldati della Divisione Hermann Göring, trucidarono 244 civili a Civitella in Val di Chiana, Cornia e San Pancrazio di Bucine.
Vittoria, a quel momento Vittorina aveva solo 5 anni. Al momento dell'arrivo dei tedeschi a Civitella, la sua famiglia fu una di quelle che decisero di nascondersi. Alla fine si salveranno solo lei e il padre. La madre e le due sorelle di Vittoria, invece, moriranno asfissiate dal fumo sprigionato dall'incendio della loro abitazione, appiccato dai soldati tedeschi
Vittoria arriva nella piazza di Civitella quando l'eccidio era ormai compiuto. Si salvano e arrivano in un convento.
Per tanti anni la strage per mano nazi fascista di Civitella nell'Aretino, che portò all'uccisione di 244 civili tra Civitella, Cornia e San Pancrazio, è stata contraddistinta da una memoria divisa.
La colpa veniva attribuita alla banda partigiana "Renzino", ma ciò non restituiva verità e dignità a chi aveva perso la vita in quel massacro.
Grazie al processo di La Spezia e ad una ricostruzione fatta di documenti e testimonianze che Santino Gallorini raccoglie e pubblica nel suo libro “La memoria riunita. Il partigiano Renzino e Civitella tra bugie, silenzi e verità” nel 2013, oggi quella memoria non è più divisa.
Quella di Civitella fu una vera a propria azione militare, voluta dalla Divisione Hermann Göring per liberare dai partigiani il territorio dove di lì a pochi giorni si sarebbero attestati i soldati tedeschi.
Dopo la stragi i soldati nazisti scomparvero senza lasciare traccia di sé.
Nessuno seppe più niente di loro, oggi a distanza di 80 anni quei bambini, quelle famiglie sono i testimoni di una guerra che solo chi l'ha vissuta può capire.
E a distanza di 80 anni, ancora guerre nel mondo, ancora distruzione, ancora morte di civili inermi.